L’Ordine aveva una sola provincia templare in Italia, chiamata “Apulia”, che era la XIII in ordine di costituzione. Successivamente si formarono due province: una chiamata “Lombardia o Italia”, che raggruppava le regioni centro-settentrionali e la Sardegna, ed una chiamata “Puglia”, comprendente le regioni meridionali e la Sicilia. Nel rispetto della costituzione dell’Ordine, ogni provincia veniva retta da un Maestro che era a capo di numerose precettorie di case templari distribuite sull’intero territorio nazionale.
Una confusione, tutta italiana, databile intorno al 1700 e riconducibile alla comparsa delle Consorterie Massoniche con le quali l’Ordine, sia storico sia moderno, non ha mai avuto collegamenti diretti, è riscontrabile in riferimento al titolo di Gran Maestro, titolo che non è mai appartenuto alla tradizione Templare.
In diversi momenti storici, i templari italiani furono preposti, dal papa o dalle autorità civili, al comando di fortezze, castelli, intere aree geografiche o vennero deputati a svolgere funzioni delicate, ricoprendo ruoli ecclesiastici e politici di rilievo. Complice, in molti casi, era la posizione stessa delle case templari italiane, geograficamente ben collegate con la Terra Santa o vicine alla residenza del Papa. Difatti, fu proprio la vicinanza alla sede papale che rese S. Maria dell’Aventino di Roma il centro politico/strategico dell’Ordine.
Una mappa dei maggiori insediamenti sul territorio italiano indica come luoghi di forte presenza templare:
• le città di Asti, Milano, Treviso, Verona, Moncalieri, Osimo e Napoli (Doganella), considerate zone di grande importanza strategica;
• le grosse aree di snodo come Bologna, Piacenza, Perugia, Matera, Potenza e Cicciano di Nola;
• i porti di Venezia, Genova, Pisa, Brindisi, Messina, Civitavecchia, Barletta e Pozzuoli.
L’organizzazione dell’Ordine Templare italiano prevedeva la stessa suddivisione di ruoli illustrata precedentemente, comprendendo:
• i cavalieri che, anche se non tutti di discendenza aristocratica, erano a conoscenza delle arti del combattimento; questi indossavano tuniche, cotte e mantelli bianchi con croce rossa a otto punte sulla spalla sinistra, all’altezza del cuore
• i sergenti o fratelli d’arme che indossavano mantelli neri a croce rossa
• gli scudieri, giovani che attendevano alle necessità dei cavalieri e che diventavano cavalieri solo in via eccezionale a seguito di grandi atti di eroismo e/o di nobiltà d’animo
• i fratelli di mestiere o serventi
• i turcopoli
• i cappellani
Ogni precettoria, che reclutava i suoi membri a livello locale, veniva amministrata in modo da essere perfettamente autosufficiente ed in grado di provvedere ad un surplus produttivo (alimenti, bestiame, denaro) da inviare ai fratelli combattenti in Terra Santa che, al contrario, quando rientravano sul suolo nazionale, portavano con sé le novità socio-culturali acquisite in terre lontane.
Nei due secoli di vita attiva dell’Ordine (1118-1312), il contatto con civiltà più progredite offrì ai templari l’opportunità di appropriarsi di nuove conoscenze in svariati campi, rendendoli pronti ad un concetto ecumenico di vita che permeava la loro disponibilità d’animo, all’avanguardia per l’epoca, ad accettare la mescolanza socio-culturale che, nel contempo, favoriva l’arricchimento epistemologico dovuto all’intreccio con culture e religioni diverse.
Quando la persecuzione si abbatté sull’Ordine nel 1307, anche i vescovi italiani, come quelli europei, ebbero l’ordine di istruire processi inquisitori, ma pochi furono gli arresti in Italia dove, dopo i processi e la soppressione dell’Ordine, calò uno spesso velo di silenzio. Molti dei documenti templari, gelosamente custoditi in archivi riservati, furono distrutti per proteggere la figura dei pontefici, incolpati dallo stesso Dante, da più fonti riconosciuto come templare.